Diversi studi scientifici hanno dimostrato la validità della Vitamina D come integratore per proteggere o curare il Covid. Soprattutto una ricerca condotta da scienziati della Tehran University of Medical Sciences e della Boston University Medical Center ha messo in evidenzia netti miglioramenti nello stato di salute dei pazienti con buoni livelli di vitamina D e soprattutto nei soggetti ospedalizzati e malati di COVID-19. Un’altra ricerca pubblicata sulla rivista PLOS ONE ha messo in evidenza come i soggetti malati di COVID-19 (e ospedalizzati) che hanno assunto una quantità sufficiente di questa vitamina (livelli ematici di 25-idrossivitamina D 30 ng / mL) hanno un rischio significativamente inferiore di sviluppare sintomi gravissimi come incoscienza, ipossia oltre che il decesso. Un dato non rilevato invece nei soggetti affetti da carenza di vitamina D.
Si è inoltre evidenziato che i pazienti con valori adeguati di vitamina D presentavano livelli ematici inferiore di proteina C reattiva del marker infiammatorio e un livello più elevato di linfociti nel sangue. Si tratta, dunque, della prova diretta del fatto che una corretta integrazione di vitamina D può eliminare o ridurre in modo significativo le complicanze legate al Coronavirus, inclusa la tempesta di citochine che aumenta i rischi di morte per COVID-19.
Ormai appare abbastanza evidente che il Coronavirus SARS-CoV-2 determini affezioni anche mortali all’apparato respiratorio. Da lievi sintomi respiratori si può passare a gravi lesioni polmonari, insufficienza respiratoria e decesso in molto casi. Tra i benefici della Vitamina D vi è anche quello di migliorare sensibilmente l’attività immunomodulatoria esercitando un effetto protettivo contro il COVID-19. L’interazione di questa vitamina con il recettore nelle cellule immunitarie, è in grado di modulare anche la risposta del sistema immunitario all’assedio di patogeni batterici e virali. Questa vitamina è anche in grado di modulare la via renina-angiotensina e di sottoregolare l’ACE2. Ecco perchè oggi può essere considerata a tutti gli effetti un potente e valido supporto nel trattamento del COVID-19 prevenendo la tempesta di citochine e conseguentemente anche la sindrome da distress respiratorio acuto che aumenta sensibilmente il rischio di mortalità.
I Benefici della Lattoferrina
Anche la lattoferrina (Lf) si è rivelata essere un integratore prezioso per contrastare il Covid-19. Oggi si conoscono alla perfezione le proprietà di questa glicoproteina naturale (non tossica) che si può agevolmente assumere per via orale come integratore alimentare. Studi scientifici hanno evidenziato l’efficacia antivirale in vitro contro un’ampia gamma di virus, incluso SARS-CoV, un coronavirus strettamente correlato a SARS-CoV-2 . Sono anche riconosciuti a questa glicoproteina delle proprietà immunomodulatori e antinfiammatorie uniche che possono essere particolarmente rilevanti nel trattamento dei casi gravi di COVID-19. Tra i tanti benefici della lattoferrina vi è, dunque, anche quello essere impiegato come trattamento preventivo e aggiuntivo per il COVID-19.
La lattoferrina è una glicoproteina legante il ferro della famiglia della transferrina, altamente conservata, pleiotropica, espressa e secreta dalle cellule ghiandolari e che si trova nella maggior parte dei fluidi corporei. Possiamo trovarla in concentrazioni particolarmente elevate nel latte di mammiferi ed è stato identificato per la prima volta nel latte bovino e successivamente è stato isolato dal latte umano. È una glicoproteina da 80 kDa contenente 703 residui di amminoacidi.
L’attività antivirale di questa glicoproteina è stata dimostrata per la prima volta nei topi infettati da un ceppo del complesso del virus Friend che induce la policitemia negli anni ’80. Dagli anni ’90, l’elenco dei virus umani patogeni che vengono inibiti dalla lattoferrina si è ampliato per includere virus nudi e avvolti, nonché virus a DNA e RNA tra cui citomegalovirus, virus herpes simplex, virus dell’immunodeficienza umana, rotavirus, poliovirus, virus respiratorio sinciziale, virus dell’epatite B, virus dell’epatite C (HCV), virus della parainfluenza, alphavirus, hantavirus, papillomavirus umano e adenovirus. Particolarmente rilevante si è rivelata la capacità di questa glicoproteina di inibire il virus SARS-CoV.